Nei giorni scorsi il Comitato Olimpico Internazionale (CIO) ha deciso che le Olimpiadi invernali del 2026 si terranno in Italia. L’Italia ha ottenuto la possibilità di organizzare le Olimpiadi perché la candidatura congiunta di Milano e Cortina d’Ampezzo è stata ritenuta migliore rispetto a quella svedese delle città di Stoccolma e Are. Oltre che a Milano e Cortina, le Olimpiadi invernali del 2026 coinvolgeranno però altre aree di Lombardia e Veneto. Alcune gare interesseranno inoltre le province autonome di Trento e Bolzano. 

Come sappiamo, non è la prima volta che i cinque cerchi olimpici fanno sosta sul territorio italiano. Ha cominciato Cortina con le sue nevi, in un ormai lontano 1956, quando ancora Giochi estivi e invernali si svolgevano nello stesso anno. Un’edizione dei Giochi accompagnata dall’emissione di una serie di quattro francobolli, in cui si vedevano il trampolino Italia, lo stadio della neve, lo stadio del ghiaccio e la pista del pattinaggio di Misurina. Una serie che, dal punto di vista estetico era semplicemente perfetta.
Roma 1960 è stata salutata da due emissioni. Una preolimpica nel 1959, con cinque francobolli che illustravano altrettanti monumenti romani, dalla fontana dei Dioscuri alla Torre del Campidoglio, dalle Terme di Caracalla all’Arco di Costantino, alla Basilica di Massenzio. A questa serie ha fatto seguito la serie olimpica del 1960, composta da quattro valori con impianti sportivi e quattro con statue di epoca romana, oltre ad un valore con l’emblema della XVII Olimpiade: la Lupa di Roma coi cinque cerchi e l’anno MCMLX. Complessivamente una bella serie, ben armonizzata fra classicismo delle statue e modernità degli impianti, sotto l’ombra della Lupa.
Milano e Cortina città olimpiche
Dopo che i destini dei cinque cerchi estivi e invernali si sono scissi, è stata la volta di Torino 2006 a riportare migliaia di atleti nel Bel Paese a contendersi medaglie, onori e gloria. Il Bel Paese però non ha celebrato l’evento con una bella serie. Nove valori caratterizzati da una pesante dominante azzurra, che forse nelle intenzioni degli autori voleva richiamare il colore della nazionale italiana (a proposito, chi ricorda che l’azzurro a suo tempo era stato scelto in quanto colore di casa Savoia?), ma che ha finito per mescolare figure di atleti in parte indistinte che sembrano filtrate nella penombra della sera. A questi si è aggiunto un foglietto ricordo che ha raccolto insieme i nove francobolli, per la gioia dei collezionisti che sono stati chiamati a pagare due volte lo stesso oggetto.
Sfumata per ora la possibilità di vedere un ritorno dell’emblema di Olimpia sui sette colli di Roma, Milano si appresta ad assumere il ruolo di guida del movimento sportivo italiano cui altri hanno incredibilmente abdicato. Speriamo che i Giochi di Milano e Cortina, XXV della serie da Chamonix 1924, siano accompagnati da un programma filatelico sobrio, graficamente gradevole ed economicamente non oneroso. Non sarebbe male se i disegnatori del Poligrafico andassero un po’ a scuola dai loro colleghi degli anni Cinquanta del secolo scorso.    

Alessandro Fabbri