Ne fanno di tutti i colori..…da più di trent’anni, insieme.
Il binomio Carlo Rampazzi, architetto svizzero di Ascona e Sergio Villa, maestro di alta decorazione, appare inossidabile. Non solo l’energia creativa non accenna a esaurirsi con il tempo, ma il loro neo-massimalismo internazionale sembra trovare incontenibili sbocchi all’insegna di un eclettismo decorativo che si nutre di memorie classiche e d’imprevedibili tocchi contemporanei, resi possibili da continue sperimentazioni.
La sartorialità dell’arredamento si esplica in una serie di collezioni e pezzi unici, dove elemento fondamentale è la provocazione del colore nobilitato da continua innovazione delle tecniche, cura dei dettagli e precisione nelle finiture.
Per dare corpo a sogni e fantasie del committente, non pongono limite a rocambolesche soluzioni, come i plafoni rivestiti in stucco veneziano lucido, posato con 15 passaggi diversi o le pareti ricoperte da tappezzerie a rilievo, rifinite con patine a velo madreparlate e profumate in un grattacielo a Manhattan o i soffitti con trompe l’oeil a effetto cielo, le colonne in finto marmo o ancor più in foglia d’argento come le poltroncine girevoli “Uovo” realizzati in un battello per crociere fluviali nel nord Europa.
A chi vaghi per l’atellier “Sergio Villa Mobilitaly”, appaiono, come in un fuoco d’artificio colorato, il pouf in pelle o tessuto, con gambe in legno intagliato, finite ad effetto ”Crazy Glass” che richiama le murrine veneziane, la credenza dipinta in stucco veneziano a scacchi verde mela e arancio, con fiori e animali dipinti, la Casanova Sideboard con luci a LED che cambiano colore, incassate nel top in plexiglass sagomato, la poltrona Pensiero tappezzata con il tessuto Murrina e finita in rame liquido o il Divano Vascello Metallica, che, rivestito in velluto, scorre da un lato all’altro di una struttura in fusione di bronzo, perfetto trono dei due inarrestabili artisti.
Sergio Villa MOBILITALY
Viale Italia 58 Lentate sul Seveso
Tel 0362 556182
www.sergiovillamobilitaly.com
www.carlorampazzi.com
Testo e foto di Maria Luisa Bonivento
