E’ quanto emerso il 10 marzo al Senato in un incontro, promosso dal gruppo Ail Pazienti LMC, che ha visto la partecipazione dei maggiori esperti di ematologia, decisori istituzionali, professionisti, aziende e pazienti a confronto su casi reali di network realizzati in Italia con questa modalità. L’evento intende promuovere modelli di successo nel “fare network”ovvero esperienze d’integrazione degli interventi e dei servizi socio-sanitari ritagliati sulle esigenze e le specifiche caratteristiche del paziente.

Presso il Senato della Repubblica – Sala dell’Istituto di Santa Maria in Aquiro in Piazza Capranica, 72 a Roma – si è tenuto un dibattito incentrato sulle modalità di “fare network” in sanità che ha messo in luce esperienze concrete d’integrazione degli interventi e dei servizi socio-sanitari ritagliati sulle esigenze del paziente. Sono stati presentati diversi progetti realizzati in ambito ematologico e non solo, che rappresentano esempi virtuosi di risposta integrata ai bisogni di diagnosi, terapia, assistenza delle persone con malattie oncoematologiche. Molte di queste progettualità sono nate dalla collaborazione tra pubblico e privato e rappresentano dei modelli positivi di partnership gestiti in trasparenza e con il supporto di regole gestionali condivise. Emerge dal dibattito che la collaborazione tra pubblico e privato consente di migliorare il rapporto tra innovazione e sostenibilità del Sistema Sanitario Nazionale. Una linea di convergenza sulla necessità di costruire network intorno al paziente: la collaborazione tra pubblico e privato è una formula vincente che va a tutto beneficio dell’offerta complessiva di servizi al paziente.

“Le neoplasie ematologiche costituiscono nell’insieme poco più del 15% dei tumori umani. Con il progredire delle nostre conoscenze, abbiamo imparato che si tratta di patologie molto eterogenee per quanto riguarda la patogenesi e per la risposta alla terapia. – ha spiegato Fabrizio Pane, Presidente della Società Italiana di Ematologia – Risulta quindi sempre più importante, al fine di garantire il migliore trattamento ai pazienti, ottimizzando però l’impiego delle risorse del sistema sanitario, predisporre dei network di strutture in grado di effettuare le complesse indagini diagnostiche che la moderna terapia di queste patologie richiede”.

Il ruolo strategico della ricerca, il valore della competenza professionale e l’integrazione fra le due è determinante nella gestione delle malattie croniche, così come per alcune malattie oncoematologiche. Tra i progetti presentati oggi si possono citare due importanti attività di network sostenute da un contributo incondizionato di Ariad Pharmaceuticals, il Progetto Euricleae il Progetto Next-In-Ph+Leukemias.

Quest’ultimo è focalizzato sulla ricerca nella diagnostica avanzata. Next-In-Ph+Leukemias è una rete di laboratori, coordinati dal Dipartimento di Medicina Specialistica, Diagnostica e Sperimentale dell’Università di Bologna diretto da Giovanni Martinelli, che consente al paziente di ottenere una diagnosi certa e predittiva nelle leucemie Philadelphia positive ovunque egli si trovi in Italia. La tecnica utilizzata è chiamata deep sequencing o sequenziamento del genoma e rappresenta una modalità diagnostica di eccezionale innovatività e sofisticazione in grado di rilevare precocemente la variazione delle mutazioni genetiche che possono dare origine a forme oncoematologiche di difficile gestione terapeutica. È evidente che il deep sequencing diviene strumento di eccezionale importanza per il medico nella scelta terapeutica, sempre più personalizzata per singolo paziente.

“L’Istituto Superiore di Sanità promuove programmi di studio, ricerca e sviluppo di tecnologie di avanguardia, per questo tutti i ricercatori dell’Iss sono particolarmente attenti a modelli innovativi di diagnostica in sanità, come quelli presentati oggi in ematologia – ha dichiarato Ugo Testa, Dipartimento di oncologia e medicina molecolare dell’Iss – riteniamo che i frutti di queste esperienze debbano essere valutati attentamente per consentirne una eventuale applicazione e standardizzazione all’interno del sistema oncologico. Molti modelli sviluppati dall’ematologia nello studio, nella diagnostica e nella terapia delle neoplasie ematologiche sono stati, e devono continuare ad essere, di tipo propedeutico e, nella loro estensione ad altre discipline, hanno consentito applicazioni proficue e valide per tutto il settore oncologico”.

Il secondo progetto di rilevanza nazionale è il Progetto Euriclea focalizzato sulla gestione quotidiana della Leucemia mieloide cronica – terapia, sintomi, eventi avversi – attraverso lo sviluppo di una figura professionale con competenze specifiche sulla malattia che risponda in maniera continuativa ai bisogni di questo tipo di paziente. La gestione degli eventi avversi migliora l’aderenza alla terapia e limita la discontinuità di assunzione dei farmaci. Il paziente ha necessità di supporto continuo all’interno dei reparti ospedalieri ma anche dopo la dimissione e nel follow-up.

“Il Progetto Euriclea rappresenta un esempio positivo di come fare network tra professionisti possa migliorare il percorso di gestione delle patologie neoplastiche. Nel dibattito di oggi è emersa grande consapevolezza da parte delle istituzioni sull’esigenza di mettere il paziente al centro della rete come chiave di successo della cura – ha affermato Felice Bombaci, presidente Gruppo AIL Pazienti Lmc – questa centralità permette al sistema di lavorare per ricercare soluzioni innovative e di collaborazione atte a migliorare l’efficacia di azione delle terapie. La creazione di network consente equanimità di trattamento ovunque in Italia”.

Un aspetto molto importante legato ai modelli di network presentati riguarda la possibilità di stimolare lo sviluppo e trattene- re intelligenze scientifiche nel nostro Paese. Essi permettono una migliore diagnosi ed una cura mirata consentendo il riconoscimento delle professioni di eccellenza nel nostro Paese. Al contempo, tali modelli possono garantire una razionalizzazione dei costi per il Servizio Sanitario Nazionale.

“L’urgenza di nuove e alternative soluzioni all’offerta di salute per il cittadino più fragile è una necessità ormai evidente – ha affermato la Senatrice, Fabiola Anitori, 12° Commissione Igiene e sanità del Senato – e la nascita di network sanitari che coinvolgano anche il privato è la strada vincente da percorrere e consente di allargare l’offerta di servizi al paziente. Il tema sarà oggetto di dibattito della Commissione Sanità al Senato”.

Le esperienze di successo presentate hanno affermato una modalità vincente per ottimizzare le risorse disponibili, innalzando la qualità delle prestazioni diagnostiche, l’aderenza ai farmaci e garantendo l’accesso a servizi di avanguardia in qualunque luogo del Paese si trovi il paziente.

“La distribuzione dei ruoli, la collaborazione tra professionisti, la condivisione di strumenti innovativi e la strategia pubblico-privato – ha ribadito l’Onorevole Federico Gelli, XII Commissione Affari Sociali, Camera dei Deputati – aiuta a migliorare la capacità di gestione dei pazienti. Va riconosciuta la validità dei network in sanità nati per volontà di singoli professionisti o di aziende. Si tratta di esperienze di grande valore che vanno tradotte in concrete realtà su tutto il territorio”.

Mariella Belloni