Lo conferma il presidente della – SOI -Società Oftalmologica Italiana, Matteo Piovella, dopo la corretta esclusione della categoria degli ottici dal Ddl Lorenzin che aggiorna la normativa sulle professioni sanitarie, recentemente licenziato dalla XII Commissione sanità del Senato, i cui emendamenti sono stati stralciati dal testo di legge.

Per Matteo Piovella presidente della Società Oftalmologica Italiana –  non c’è alcuna possibilità che l’“ottico” diventi professione sanitaria perché la sua attività è un’attività commerciale: chi la svolge è, infatti, iscritto a Confcommercio, una appartenenza che rende gli ottici incompatibili con i requisiti e le caratteristiche indispensabili per poter esercitare una professione sanitaria. E’ quanto normalmente sancito e universalmente rispettato a tutela dei pazienti – afferma il presidente SOI.

«La protesta delle associazioni degli ottici riguardo al mancato inserimento nel Ddl 1324 è contraria a ogni legge perché la categoria non ha i requisiti per farne parte, tant’è che nel Regio Decreto del 1928 si era creata ad hoc la definizione di “arte ausiliaria sanitaria” che non ha avuto alcun significato tranne che certificare che non poteva essere confusa con una professione sanitaria – sottolinea il presidente SOI

Per quanto riguarda la figura dell’optometrista il presidente SOI fa riferimento alla sentenza della Cassazione Penale 27853/2001*. «L’ottico fa leva su questa sentenza che stabilisce, in presenza di vacatio legis, che quella dell’optometrista è una attività libera – afferma Piovella – ma nessun giudice, con una sentenza, anche in Italia, può sostituirsi alla legge ed istituire una professione sanitaria che deve sottostare a particolari controlli e requisiti perché chi la esercita deve rispondere penalmente di una responsabilità di potenziali danni alla salute dei cittadini. L’attività optometrica in Italia,non è una professione sanitaria perché non è regolata da una legge, proprio come nel caso del Ddl Lorenzin. Gli ottici, inoltre, non possono utilizzare tale sentenza per indicare se stessi come “ottici optometristi” pena una inadeguata presentazione di un ruolo sanitario che non hanno e che evidentemente procura false convinzioni nei cittadini.
In questo modo infatti hanno creato, ed è l’aspetto più grave, grande confusione nel cittadino.
Da molti anni si sono attivati per pubblicizzare in modo ingannevole questo titolo e,  l’ignaro cittadino, scambia il così detto “ottico optometrista” per un “mini oculista”: molto spesso, effettuata una “visita” nel negozio di ottica, le persone sono convinte di aver fatto una visita oculistica completa e di non avere più necessità di una successiva visita dall’oftalmologo. E questa situazione ingannevole mette migliaia di persone nella condizione inaccettabile di subire importanti danni visivi perché private del diritto costituzionale di una giusta e corretta prevenzione e cura».
La SOI esprime apprezzamento per il positivo lavoro svolto dalla  XII Commissione che nel pieno rispetto della legge ha agito a tutela della vista dei 60 milioni di cittadini italiani. «Questo modo di sostenere e proteggere il bene prezioso della vista è in linea con quanto sempre attuato e sostenuto da SOI – conclude Piovella – Per SOI è veramente importante che la politica riconosca sostenendolo con grande attenzione lo straordinario lavoro dei Medici Oculisti e degli Ortottisti Assistenti di Oftalmologia che ogni hanno impediscono ad oltre un milione di persone di perdere la vista.