Per dire basta alle allergie primaverili e  alla congiuntivite, senza avere fastidiosi disturbi collaterali, dopo anni di studi e sperimentazioni, Thea Farma ha messo a punto un prodotto antiallergico a base di ketotifene in confezione multidose senza conservanti:  

grazie all’innovativo sistema ABAK®, che vuol dire privo di benzalconio cloruro (BAK) (A=senza, BAK=benzalconio cloruro), il conservante più comunemente utilizzato nelle formulazioni oftalmiche antiallergiche e responsabile di diversi effetti tossici e infiammatori sulla superficie oculare, non si rischiano più allergie e sensibilizzazione. Oltre a offrire un’ottima tollerabilità per gli occhi allergici – anche dei bambini – e una risposta veloce e duratura contro i sintomi delle allergie primaverili, la particolare confezione multidose con formato ergonomico, presenta un’elevata maneggevolezza che lo rende particolarmente indicato per i trattamenti prolungati quali le terapie con antiallergici che comportano instillazioni quotidiane di colliri per diverse settimane.
Il sistema ABAK®, uno dei sistemi multidose più utilizzati al mondo, nasce da dieci anni di ricerca per sopperire alle problematiche legate al confezionamento monodose, come la scarsa maneggevolezza, i costi elevati di produzione e i problemi di sicurezza dovuti all’esposizione batterica del contenitore monodose che a volte impropriamente viene aperto e utilizzato più volte.
ABAK® è un dispositivo a conservazione meccanica che contiene un sistema di filtrazione che permette il mantenimento della sterilità del collirio fino a 3 mesi dopo la prima apertura, con risultati di alta tollerabilità economicità e buona maneggevolezza e un grado elevato di accettabilità del prodotto.
Il sistema ABAK®, risulta maneggevole e facile da utilizzare anche per il paziente anziano e per le persone con disabilità degli arti superiori, favorisce la compliance e l’efficacia del trattamento, spesso messi in difficoltà dalle dimensioni ridotte dei colliri monodose.
Con l’arrivo della primavera per chi soffre di congiuntivite allergica il collirio costituisce uno strumento fondamentale per combatterne i sintomi, soprattutto durante la fase acuta. Ma occorre fare i conti con le problematiche legate all’utilizzo dei colliri, come eventuali bruciori o gli effetti tossici esercitati dai conservanti: quali sono le soluzioni oggi possibili? Ne parliamo con l’esperto.
Soprattutto quando si parla di colliri,  ci spiega il Prof. Stefano Bonini, Professore Ordinario di Oftalmologia presso l’Università di Roma Campus BioMedico e Responsabile dell’Unità Operativa Complessa (U.O.C.) di Oftalmologia:

” Il prurito e l’irritazione oculare costituiscono una delle principali manifestazioni della comparsa dei pollini primaverili e nella maggior parte dei casi si traducono in arrossamento degli occhi, lacrimazione e sensazione di corpo estraneo. Poiché tali sintomi tendono a diventare cronici a causa dello stimolo allergico ripetuto o del progressivo squilibrio del film lacrimale e della superficie oculare, il trattamento della congiuntivite allergica prevede generalmente l’impiego prolungato di farmaci topici a base di antistaminici come per esempio la levocabastina o di molecole con proprietà antistaminiche e stabilizzanti, come olopatadina e ketotifene. Si tratta di soluzioni che permettono di contrastare velocemente e con efficacia i fastidi provocati dalla reazione agli allergeni contenuti nei tipici pollini primaverili, per esempio delle Graminacee, della Parietaria, delle Betulacee, delle Oleacee e delle Cupressacee”.

 “ È però importante evidenziare – prosegue il Prof. Bonini – che l’uso cronico di colliri  è spesso responsabile di effetti dannosi a carico della superficie oculare, per lo più determinati dai conservanti aggiunti alle formulazioni per prevenire la contaminazione batterica. In particolare, diversi studi² hanno dimostrato che alcuni tra i conservanti più comunemente impiegati producono effetti tossici e infiammatori per l’occhio che vanno da sintomi transitori e lievi come irritazione, prurito, bruciore a reazioni decisamente più gravi come infiammazione cronica o fibrosi subcongiuntivale cronica. In questi casi la sospensione immediata del preparato si è rivelata purtroppo non sufficiente per ristabilire le condizioni di normalità. Inoltre non va sottovalutato che le reazioni avverse correlate alla presenza di conservanti possono confondere ulteriormente il quadro clinico”.

 Quali colliri occorre quindi utilizzare? “Fermo restando fondamentale il parere del proprio oculista – conclude Bonini – il consiglio generale è quindi di evitare le formulazioni contenenti conservanti, privilegiando i formati monouso o i nuovi dispositivi oggi sul mercato, senza conservanti ma in grado di durare diverse settimane”.

 ¹ indagine presentata da Assosalute nel 2017
 ² Vaede D et al. Les conservateurs des collyres: vers une prise de conscience de leur toxicité. J Fr Ophthalmol 2010; 33(7): 505-524.