[dropcap]D[/dropcap]opo il successo dell’ultima edizione, Netcomm eCommerce Forum 2016 (#eCommerceForum ) raddoppia con due giorni d’incontri anziché uno, e questo grazie alle moltissime aziende interessate all’evento con oltre 6000 iscritti nella sua XI edizione .
L’occasione di networking sembra essere stata ampiamente raggiunta considerando l’affluenza elevata nelle sale predisposte per i workshop ed i numerosi visitatori degli stand.
Nella plenaria il Presidente del Consorzio NetComm, Roberto Liscia, ha voluto evidenziare l’importanza di questo appuntamento per fare il punto sulle materia relative al digitale nelle nuove dinamiche di acquisto, in tema di dati, di contenuti e di customer experience .
Il commercio elettronico è democratico perché potrebbe essere accessibile a tutti ma il livello di educazione digitale nel nostro paese è ancora molto basso.
Infatti a fronte di una continua crescita a doppia cifra (+17%) dell’eCommerce con un valore degli acquisti online degli italiani che raggiungerà quest’anno i 19,3 miliardi di euro, lo sviluppo dell’e-commerce italiano è ancora distante dai livelli dei nostri partner europei: nella classifica sull’utilizzo dell’E-Commerce l’Italia si colloca al 24° posto su 28 Paesi, prima di Cipro, Grecia, Bulgaria e Romania. Il ritardo riguarda sia i cittadini sia le imprese, la cui quota di fatturato legato all’e-commerce è ancora molto modesto.
I risultati emergono da uno studio realizzato dal Centro Studi di MM-ONE Group, agenzia specializzata in servizi e-business per le aziende, che, a pochi giorni dall’E-Commerce Forum, ha preso in considerazione 11 indicatori Eurostat aggiornate al 2015 che fotografano i comportamenti di aziende e cittadini in Italia e all’Estero per quanto riguarda l’utilizzo dell’E-Commerce, sia per quanto riguarda l’attitudine all’acquisto e alla vendita di prodotti, che all’utilizzo di servizi come l’internet banking e il booking online.
La quota di fatturato delle imprese derivante dalle vendite in rete è appena del 9%, mentre in Europa la media si attesta al 17%.
Inoltre appena l’13% delle attività commerciali del nostro Paese ha una piattaforma di vendita integrata nel proprio sito web (la media europea è del 17%), ma solo il 10% riceve ordini via internet (con una media UE pari al 19%).
L’unico dato che si avvicina alla media europea è quello relativo alle imprese italiane che fanno acquisti online: si tratta del 38%, contro una media europea del 40%.
E-commerce vuol dire risparmio di tempo, di costi e di energia. Non cogliere questa opportunità potrebbe penalizzare anche il commercio tradizionale, infatti molti utenti confrontano i prezzi esposti in corsia con quelli che compaiono sui display dei loro smartphone.
L’integrazione e la multi-canalità tra off e on line è ormai accertata in quanto il consumatore da un lato controlla on line i prezzi ma spesso poi decide di comprare direttamente in negozio.
Delude l’utilizzo dell’e-commerce in Italia da parte dei cittadini: solo il 26% degli italiani ha fatto almeno un acquisto sul web, contro l’81% degli inglesi (la media europea si attesta al 53%). L’acquisto di viaggi online è all’11% (UE 27%, Germania e Francia oltre il 35%, Danimarca 57%), mentre solo il 28% degli italiani utilizza l’e-banking per le operazioni di conto corrente, a fronte di un 86% della Finlandia e di una media europea del 46%.
L’arretratezza dell’Italia si può ascrivere ad un ritardo non solo imprenditoriale ed istituzionale, ma anche culturale in quanto oltre agli aspetti strutturali (la riduzione del digital divide e la diffusione della banda ultra larga), ci sono molte criticità anche nella formazione tecnologica delle nuove generazioni.
Felice Digital & Technology Trasformation a tutti!
Monica Basile