Un muro di gomma. Una situazione insostenibile. Matteo Piovella, Presidente SOI, denuncia il fallimento della politica che non ha saputo sostenere i diritti di accesso alle cure dei pazienti affetti da maculopatia e che si è resa responsabile dell’azzeramento dei principi di solidarietà e tutela posti a base  del Sistema Sanitario Nazionale. Grave e penalizzante per l’Italia il giudizio negativo sulla inadeguata affidabilità in campo sanitario espresso internazionalmente.“Incredibilmente siamo costretti a ritornare a parlare di Avastin e delle penalizzazioni subite da oltre 100.000 pazienti affetti da maculopatia” – afferma il dottor Matteo Piovella, Presidente SOI – “per evidenziare a gran voce gli abbagli della politica e degli enti regolatori  e di consulenza.

A distanza di mesi la situazione Avastin e l’accesso alle cure da parte dei pazienti non risulta risolta. Come è noto, su sollecitazione di SOI e a seguito della sentenza dell’Antitrust gli enti preposti alla regolazione e alla consulenza sui farmaci hanno dovuto certificare ufficialmente l’equivalenza per efficacia e sicurezza di Avastin e Lucentis. Ora, contraddicendo apertamente quanto precedentemente affermato, hanno imposto condizioni straordinarie per l’utilizzo di Avastin, che di fatto hanno peggiorato (se non eliminato) la possibilità di effettuare la terapia con Avastin. Aver chiesto l’incredibile risarcimento record di un miliardo e duecento milioni a Novartis e Roche non ha rilievo se poi, di fatto, si impedisce ai pazienti di poter tornare a curarsi. Occorre fare molta attenzione. In questo momento, la strategia finalizzata alla riduzione (esclusione) dell’utilizzo dell’Avastin assume connotati più sottili e sofisticati. Visto che non è possibile dimostrare una differenza di efficacia e di sicurezza fra i due farmaci (sufficiente a giustificarne la strabiliante differenza di costo) si incentra l’attenzione sul fatto che essendo l’Avastin da frazionare (cioè non è monodose) in questa attività di frazionamento si “potrebbe” celare una ulteriore pericolosità. In tale prospettiva, si impone l’obbligo di frazionare l’Avastin coinvolgendo (solo) le farmacie ospedaliere affermando l’esistenza di fantomatici centri di eccellenza individuati (con criteri ad oggi sconosciuti) dalle Regioni. Una restrizione scientificamente ingiustificata in quanto, da un lato, nella pratica sanitaria vi sono moltissimi farmaci che ogni giorno vengono utilizzati in forma frazionata e, dall’altro, la modalità di frazionamento proposta ed utilizzata dai Soci SOI non ha mai determinato alcun evento negativo.

Ma le finalità perseguite con questa restrizione sono assolutamente evidenti: creare una situazione ad “imbuto” impedendo agli oftalmologi italiani di reperire l’Avastin da poter utilizzare per i propri pazienti affetti da maculopatia. Il problema è che se non si presta attenzione su questo punto, si rischia di trasmettere una immagine distorta del ruolo dello Stato nella Sanità: uno Stato che, di fatto, risulta nemico, che contrasta i medici oculisti virtuosi ad assumersi la libera responsabilità di somministrare Avastin off label pur di favorire la cura dei propri pazienti. Con questi presupposti oggi non esistono le condizioni perché i medici oculisti italiani possano assumersi serenamente la responsabilità di effettuare terapie della maculopatia utilizzando Avastin e lo Stato perseguendo queste finalità restrittive sostanzialmente blocca l’accesso alle cure per i 100.000 pazienti affetti da maculopatia che da oltre un anno hanno subito ritardi o penalizzazioni nell’effettuare le iniezioni intraoculari per salvare la loro vista.

In considerazione della drammaticità della situazione, la Società Oftalmologica Italiana (SOI), l’Associazione Sindacale Medici Oculisti ed Ortottisti Italiani (ASMOOI) e la Fondazione “Insieme per la Vista”, hanno deciso di presentare ricorso al TAR Lazio per impugnare la “incriminata” delibera dell’AIFA, responsabile di questa assurda situazione e di chiederne la sospensiva con motivi di urgenza.

“Una brutta storia che può e deve concludersi con un lieto fine” – conclude il Presidente Piovella – “per questa ragione le stesse associazioni hanno dato mandato ai propri studi legali per valutare l’opportunità di attivarsi giudizialmente affinché le somme richieste a titolo di risarcimento danni al SSN dal Ministro della salute e le multe a cui sono state sottoposte le aziende farmaceutiche interessate vengano destinati a politiche finalizzate alla lotta contro la cecità coinvolgendo i pazienti i medici oculisti e gli enti che li rappresentano e difendono”.