Le biopiscine si ergono come una pietra miliare della sostenibilità ambientale, offrendo un’alternativa ecologica e all’avanguardia alle tradizionali piscine chimiche.
Nel Nord Europa è una tradizione consolidata: costruire una piscina significa rispettare il territorio circostante e, quindi, la scelta ricade inevitabilmente su tipologie green, come le biopiscine. Realizzate senza cemento armato, progettate per favorire l’incremento delle varietà di flora e di fauna, oltre che per regalare uno specchio d’acqua balneabile, sono una soluzione interessante. Negli ultimi anni anche in Italia stanno avendo successo: i vantaggi sono evidenti e non riguardano solo l’adesione a una filosofia eco.
Uno dei temi che verrà affrontato nella terza edizione di Cosmogarden, la biennale del verde dedicata alla progettazione, realizzazione, arredo e manutenzione degli spazi verdi indoor e outdoor, in programma al Brixia Forum di Brescia dal 5 all’8 aprile.”.
“Le biopiscine offrono diversi vantaggi rispetto a quelle tradizionali clorate. – spiega Marcello Bianchin, Oase Italia srl – Innanzi tutto la sostenibilità ambientale, dal momento che utilizzano un sistema di filtraggio naturale che elimina la necessità di prodotti chimici come il cloro e l’acido per regolare il pH. Questo riduce l’impatto ambientale e la presenza di sostanze chimiche dannose nell’acqua, contribuendo a preservare l’ecosistema circostante. Inoltre, la qualità dell’acqua è migliore: il sistema di filtraggio naturale delle biopiscine aiuta a mantenere l’acqua pulita e priva di sostanze nocive in modo più efficace rispetto ai prodotti chimici tradizionali. Infine, le biopiscine sono progettate per integrarsi armoniosamente con l’ambiente circostante, offrendo un’estetica più naturale e accattivante rispetto a quelle tradizionali”.
Qual è la differenza sostanziale tra la biofiltrazione e la filtrazione chimica classica?
“La differenza sostanziale risiede nei metodi utilizzati per purificare e mantenere l’acqua della piscina. La biofiltrazione di tipo 5 si basa sull’utilizzo di filtri specializzati che ospitano batteri denitrificatori e zooplancton, oltre a filtri meccanici che intrappolano i fosfati presenti nell’acqua. Questi filtri, noti anche come filtri a scambio ionico, eliminano i fosfati, una fonte di nutrimento per alghe e batteri, limitando così la loro crescita e mantenendo l’acqua pulita e chiara. Questo metodo non coinvolge l’uso di sostanze chimiche aggressive come il cloro e gli acidi correttori del pH. D’altra parte, la filtrazione chimica classica si basa sull’utilizzo di sostanze chimiche per sterilizzare l’acqua che agiscono uccidendo i batteri, le alghe e altri microrganismi presenti, mantenendola così sicura per il nuoto. Tuttavia, l’uso di prodotti chimici può causare irritazioni cutanee, problemi respiratori e può avere un impatto negativo sull’ambiente circostante. Inoltre un monitoraggio costante è necessario, in quanto la presenza di molti nutrienti si rivela potenzialmente problematica dal punto di vista della salute qualora ci fosse uno sbalzo nel pH o il cloro avesse esaurito la sua efficacia”.
E i costi?
“C’è una riduzione dei costi a lungo termine: sebbene l’installazione iniziale di una biopiscina possa essere leggermente più costosa rispetto ad una vasca tradizionale, nel lungo periodo comporta risparmi significativi. L’eliminazione dei costi legati all’acquisto e alla gestione dei prodotti chimici per il trattamento dell’acqua, il minor costo elettrico d’esercizio, il consumo ridotto d’acqua compensano decisamente il costo iniziale aggiuntivo”.
In un momento in cui la consapevolezza ambientale è fondamentale per affrontare le sfide globali legate al cambiamento climatico e alla conservazione delle risorse naturali, le biopiscine rappresentano un passo significativo verso uno stile di vita più ecologico e sostenibile nell’insieme della progettazione di uno spazio outdoor, giardini e aree verdi.
Le biopiscine, spesso denominate piscine naturali, integrano armoniosamente il design paesaggistico con i principi di filtrazione naturale, utilizzando piante acquatiche, microbi e materiali filtranti naturali per mantenere l’acqua pulita e sicura per il nuoto. Questo approccio elimina l’uso di sostanze chimiche nocive come il cloro, riducendo notevolmente l’impatto ambientale e promuovendo la biodiversità. Sara Ezio Cammarata ad illustrare quali tecniche utilizzare per un giardino zen grazie alla realizzazione di biolaghi e giochi d’acqua.
Quali piante vengono utilizzate per la depurazione delle biopiscine?
“L’organizzazione mondiale delle acque balneabili ha definito 5 tipologie che vanno dal tipo 1 totalmente naturale, praticamente un laghetto in cui la filtrazione viene delegata totalmente alle piante, al tipo 5 dove è compatta come una piscina e la filtrazione è totalmente controllata per mezzo di filtri.- spiega Ezio Cammarata, titolare dell’omonima Azienda agricola – Si parla di laghetto balneabile per le tipologie 1, 2 e 3 e biopiscina per la 4 (piscina con una piccola parte piantumata, anche non direttamente annessa alla zona balneabile), e propriamente la tipo 5 non è formalmente distinguibile da una al cloro o al sale (che sempre al cloro è, prendendolo dal cloruro di sodio e libera appunto il cloro)”.
Una biopiscina richiede condizioni particolari come spazio o localizzazione, rispetto ad una piscina tradizionale?
“No, la biopiscina di tipo 5 necessita esattamente degli stessi ingombri di una classica, mentre dal tipo 1 al 4 va considerato lo spazio per la zona di rigenerazione, dove andranno piantumate le piante”.
La terza edizione di Cosmogarden offrirà un ricco calendario di eventi calibrati alle attese dei visitatori, che potranno così approfondire le proprie competenze o andare alla scoperta delle mille sfaccettature del mondo “green” attraverso docenti di altissimo livello, architetti del verde, esperti vivaisti e giardinieri professionisti.
Ma Cosmogarden sarà anche una finestra privilegiata su giardini e terrazze, arredo outdoor e interior garden, fino alle attrezzature e alla strumentazione necessaria alle manutenzioni del verde.