La pancetta affligge gran parte della popolazione di tutte le età e quello addominale risulta un grasso resistente, difficile da debellare, tanto che l’intervento di rimodellamento è al 5° posto dei più richiesti negli Stati Uniti (con l’Europa che segue a ruota nel trend). In crescita rispetto all’anno precedente del 9% così come calcolato dall’ASPS (American Society of Plastic Surgeons) nell’ultimo report.

Inestetismo democratico che risente di età, fattori ereditari, gravidanze, scarsa attività fisica, fluttuazioni del peso, esiti di chirurgia addominale e bariatrica, errori alimentari. Insomma una pletora di fattori che allunga le fila delle sale operatorie. La buona notizia è che esiste una tecnica che aumenta e massimizza il risultato dell’addominoplastica tradizionale e che oggi è possibile ricorrere anche a tecniche mini invasive. E’ uno dei temi del meeting in corso a Sorrento in cui ci si è concentrati sulle più recenti tecniche di miglioramento e rimodellamento corporeo.

Come spiega il dottor Marco Moraci, Specialista in Chirurgia Plastica Ricostruttiva ed Estetica e ricercatore all’Università di Napoli: “una pancia piatta non è solo un vezzo estetico ma è un vero e proprio indicatore di salute, sappiamo infatti che il grasso addominale è un tessuto che secerne ormoni e sostanze infiammatorie ed è particolarmente subdolo perché anche nelle persone apparentemente in forma, si può annidare tra i visceri ed esercitare i suoi effetti negativi. Tanto che la misurazione del girovita è parzialmente indicativa per individuare un rischio in questo senso. Certamente le persone si sottopongono ad una addominoplastica per migliorare il proprio aspetto ma questo ha nell’90% dei casi un effetto collaterale positivo, ossia di indurre e motivare ad uno stile di vita più sano, a tenere sotto controllo il peso per mantenere il più a lungo possibile gli effetti positivi dell’intervento.

Comunemente si interviene con l’addominoplastica tradizionale ossia tirando la pelle in accesso verso il basso a partire da una sutura nascosta sotto la linea dello slip, ma questo intervento talvolta rende necessario riposizionare anche l’ombelico e non risponde all’esigenza di eliminare la lassità cutanea della parte al di sopra di esso, un problema che interessa circa il 15% di coloro che richiedono un rimodellamento della zona addominale.

La lassità della parte superiore dell’addome si riconosce per la forma tipica dell’ombelico, che, schiacciato dal peso della pelle assume l’aspetto di una bocca imbronciata.

Questo problema trova oggi la soluzione nell’ utilizzo di una tecnica molto utilizzata negli Stati Uniti . Tale tecnica , chiamata addominoplastica INVERSA capovolge letteralmente il razionale chirurgico. In pratica l’incisione viene effettuata al limite inferiore del solco mammario e la pelle tirata verso l’alto dopo aver eliminato la parte in eccesso. In questo modo l’ombelico rimane intatto e le cicatrici sono poco visibili perché nascoste nei solchi sottomammari. In questa procedura, ancora poco diffusa in Italia , si eseguono delle suture di sollevamento per ancorare la pelle in modo che resista alla fisiologica forza di gravità. L’intervento si esegue in anestesia generale e dura circa 2 ore durante le quali viene inciso il lembo di cute in eccesso che viene scollato e riposizionato dopo averne eliminato l’eccesso. Il decorso post operatorio dura un paio di settimane durante le quali si consiglia di indossare un indumento compressivo e stare a relativo riposo mentre per attività fisica e sollevamento di oggetti pesanti è bene avere pazienza per un periodo che va dalle 4 alle 6 settimane.

L’addominoplastica è spesso effettuata insieme ad intervento di liposuzione laddove è presente grasso in eccesso. Il grasso rimosso non verrà più gettato ma riutilizzato per rimodellare altre parti del corpo come glutei, seno, viso etc. Quando si effettua una liposuzione oggi il grasso si riutilizza sempre per rimodellare altro a differenza del passato. Oggi i tessuti autologhi vengono conservati o riutilizzati e mai rimossi. Da qui nasce il concetto di “BODY CONTOURING”

Nonostante non sia ancora un intervento di routine e che non sia adatta a tutti i casi il grande vantaggio è che può essere abbinata ad una addominoplastica ‘bassa’ (in cui si interviene, se necessario, anche sui muscoli retti dell’addome che vengono uniti e suturati insieme) per perfezionarne il risultato.

Nella scelta è fondamentale la visita medica e l’analisi delle cause: può esserci una presenza di grasso dato da cattiva alimentazione o scarsa attività fisica, oppure un rilassamento cutaneo a causa di una perdita di peso, ma anche una o più gravidanze con il cedimento della massa muscolare che rappresenta una sorta di ‘pavimento’ addominale con rilassamento di tutte le strutture sottostanti.

L’accesso sottomammario ha due importanti implicazioni: è adatto se la paziente ha già avuto un intervento di mastoplastica in modo da non creare nuove cicatrici e può essere utilizzato per un intervento combinato nel caso in cui la persona voglia eseguire una additiva con protesi e ricorrere quindi ad un make over completo.

Ne beneficiano anche pazienti che abbiano subito un intervento di chirurgia bariatrica o by pass gastrico e in cui vi sia un eccesso di pelle solo nella parte frontale del corpo (mentre se l’eccesso interessa anche la schiena di consiglia il più invasivo lifting ‘circonferenziale’).

Per coloro che preferiscono evitare l’approccio chirurgico o il cui problema è lieve o moderato esistono soluzioni meno invasive, purché si tratti solo di lassità e cedimento cutaneo. I fili di sospensione rappresentano oggi una soluzione non chirurgica per quei casi di lieve lassità cutanea in persone molto magre.

Questi fili sono composti di acido polilattico, un materiale completamente riassorbibile che grazie a dei coni si agganciano ai tessuti molli permettendo di riposizionali laddove serve. Dopo 4 settimane questi fili si riassorbono ma la trazione dei tessuti rimane grazie ad un naturale processo di fibrosi sottocutanea provocato dai fili stessi. La durata di questa trazione e’ di circa 1 anno e mezzo. Tale metodica può essere combinata con lipofilling per correggere eventuali inestetismi dovuti a deficit di tessuti molli.

Tale metodica , semplice, veloce e priva di rischi , è una buona soluzione per quei casi che hanno piccole lassità cutanee e non vogliono ancora sottoporsi ad un vero e proprio intervento chirurgico.

Marco Moraci Specialista in chirurgia plastica ricostruttiva ed estetica Ricercatore all’Università di Napoli