Domenica scorsa il premier greco Tsipras ha indetto un referendum per chiedere al popolo se vogliono accettare le proposte capestro formulate da parte di Unione Europea, Fondo Monetario Internazionale, Banca Centrale Europea.
Ora al di là delle ragioni per cui il premier ellenico abbia fatto questa scelta, e per quali motivi si sia arrivati ad uno scontro del genere all’interno delle Istituzioni europee, poco importa.
O meglio la maggior parte della popolazione europea conosce la situazione economica-finanziaria del continente e la grave crisi che si è abbattuta sulla penisola ellenica.
L’aspetto sconcertante della vicenda è la levata di scudi dei “potentati europei”, delle lobbies, delle istituzioni di mezzo mondo che ritengono offensivo, oltraggioso e inconcepibile il ricorso al referendum.
Uno schiaffo alla loro cospicua generosità.
Referendum dal latino: “convocazione per riferire” (referre-riferire).
Convocazione del popolo.
Espressione massima della democrazia (democrazia dal greco “demos-popolo, e kratia da “kratos” potere).
La democrazia nata proprio nell’antica Grecia. Massima espressione di libertà, di giustizia.   
Ecco il nocciolo della questione, la gravità di certe dichiarazioni, di certe “minacce”.
Gli stati che compongono l’UE sono nazioni che vollero formare un’istituzione sovranazionale dopo le barbarie della seconda guerra mondiale.
Vollero formare un organismo fondato sul reciproco rispetto, sull’aberrazione dei conflitti militari, sul libero scambio di merci e , successivamente, di libera circolazione dei cittadini all’interno dei territori delle nazioni facenti parte l’Unione (all’epoca era chiamata Comunità).
Istituzioni fondate sulla democrazia, la libertà, sul potere affidato ai vari popoli, ai cittadini elettori.
Fondate sugli antipodi delle dittature che avevano funestato il XX secolo che avevano provocato milioni di morti, che avevano eliminato le libertà politiche, sociali e economiche dei cittadini.
Il popolo era diventato servo delle dittature, delle oligarchie, dei regimi totalitari.
Il popolo era inquadrato in espressioni di voto ” con maggioranze bulgare”, in taluni casi, in altri il voto era bandito.
Ora che certe nefaste esperienze, che certi drammi sono lontani nel tempo (ma debbono essere sempre vive in ogni mente di ogni cittadino giovane o meno giovane), il boicottaggio e la stigmatizzazione del referendum greco di domenica prossima 5 luglio è il peggio che un’ istituzione democratica possa esprimere.
Quando si ha paura della democratica decisione degli elettori-cittadini si sta vivendo un periodo storico-politico triste e preoccupante.
Si ha una visione del futuro alquanto nebulosa, alquanto triste.
E questo indipendentemente dall’esito di accordi dell’ultima ora tra il Governo greco e la Commissione europea.
Nessun accordo, o accordicchio, potrà mai cancellare quanto si è visto e udito in questi giorni.
Anzi, è la conferma che l’Europa di oggi non possiede nessuno dei valori a cui si ispirarono i padri fondatori nel lontano 1957.
Massimo Puricelli
Castellanza(VA)