Verso terapia standard per il trattamento del linfoma follicolare nei pazienti non trattati precedentemente.

Lo studio di fase III GALLIUM ha raggiunto l’endpoint primario precocemente, secondo quanto determinato dal comitato di monitoraggio dei dati indipendenti

Sono stati comunicati i risultati positivi dello studio registrativo di fase III, GALLIUM, nei pazienti non precedentemente trattati affetti da linfoma follicolare, la forma più comune di linfoma non-Hodgkin indolente (a crescita lenta). Lo studio ha confrontato l’efficacia e la sicurezza di obinutuzumab più chemioterapia (CHOP, CVP o bendamustina) seguito da obinutuzumab in monoterapia, con rituximab più chemioterapia seguito da rituximab in monoterapia.

I risultati dell’analisi ad interim hanno dimostrato che il trattamento con obinutuzumab ha ridotto significativamente il rischio di peggioramento della malattia o di mortalità (sopravvivenza libera da progressione, PFS, secondo le valutazioni dello sperimentatore) rispetto al trattamento con la terapia standard, rituximab.

Gli eventi avversi, sia con obinutuzumab sia con rituximab, sono stati in linea con quelli osservati in precedenti studi clinici in cui ciascun farmaco è stato combinato con varie chemioterapie.

I dati dello studio GALLIUM saranno presentati ad un prossimo congresso scientifico e sottoposti alle autorità sanitarie per l’iter di approvazione.

I pazienti affetti da linfoma follicolare hanno bisogno continuamente di nuove e più efficaci opzioni terapeutiche iniziali perché questa malattia diventa sempre più difficile da trattare ad ogni recidiva“, ha spiegato Sandra Horning, MD, Chief Medical Officer e Head of Global Product Development di Roche. “GALLIUM è il secondo studio in cui obinutuzumab mostra una sopravvivenza libera da progressione, superiore a rituximab combinando ciascun farmaco con la chemioterapia“.

Nel primo confronto testa a testa di obinutuzumab e rituximab, lo studio CLL11, condotto su pazienti affetti da leucemia linfatica cronica precedentemente non trattata e comorbilità, la combinazione obinutuzumab più clorambucile ha prolungato significativamente la PFS rispetto al trattamento con rituximab più clorambucile (PFS mediana 26,7 mesi vs. 14,9 mesi, rispettivamente; HR = 0,42; 95% IC, 0,33-0,54; p<0,0001).[i] I più comuni eventi avversi di obinutuzumab più clorambucile sono stati: reazioni all’infusione, bassa conta leucocitaria, bassa conta piastrinica, bassa conta eritrocitaria, febbre, tosse, nausea e diarrea.

Informazioni sullo studio GALLIUM

GALLIUM (NCT01332968) è uno studio globale a due bracci, randomizzato, in aperto, multicentrico, di fase III, disegnato a valutare l’efficacia e la sicurezza di obinutuzumab più chemioterapia, rispetto a rituximab più chemioterapia, seguito da obinutuzumab o rituximab in monoterapia per un massimo di due anni. Le chemioterapie utilizzate sono state CHOP, CVP o bendamustina, secondo la scelta di ciascun centro di studio partecipante.

Hanno partecipato a GALLIUM, 1.401 pazienti affetti da linfoma non-Hodgkin indolente (iNHL) non precedentemente trattato, di cui 1.202 pazienti erano affetti da linfoma follicolare.

L’endpoint primario dello studio era la PFS valutata dallo sperimentatore in pazienti affetti da linfoma follicolare; gli endpoint secondari includevano la PFS valutata dal comitato di revisione indipendente (IRC), la PFS nella popolazione globale dello studio (iNHL), il tasso di risposta (risposta globale, ORR; risposta completa, CR), la sopravvivenza globale (OS), la sopravvivenza libera da malattia (DFS) e la sicurezza. Lo studio GALLIUM è condotto in collaborazione con il Gruppo tedesco di studio del linfoma indolente (GLSG, Germania), il Gruppo di studio di ematologia e oncologia della Germania dell’est (OSHO, Germania) e l’Istituto nazionale britannico della ricerca sul cancro (NCRI; Regno Unito).

Obinutuzumab

Obinutuzumab è un anticorpo monoclonale ingegnerizzato disegnato per legarsi al CD20, una proteina presente solo sulle cellule B. Obinutuzumab colpisce e distrugge in modo mirato le cellule B sia direttamente, sia attraverso il sistema immunitario dell’organismo.

Obinutuzumab, è attualmente approvato in più di 60 Paesi in combinazione con clorambucile, per le persone affette da leucemia linfatica cronica precedentemente non trattata. L’approvazione è basata sullo studio CLL11, il quale ha evidenziato miglioramenti significativi con obinutuzumab più clorambucile in diversi endpoint clinici, tra cui la sopravvivenza libera da progressione (PFS), il tasso di risposta globale (ORR), il tasso di risposta completa (CR) e la malattia minima residua (MRD) in un confronto testa a testa con rituximab più clorambucile.

Inoltre, obinutuzumab è stato recentemente approvato dalla FDA statunitense in combinazione con bendamustine seguito da obinutuzumab in monoterapia per i pazienti con linfoma follicolare che non hanno risposto o sono andati in progressione dopo un trattamento con rituximab.

Tale approvazione si è basata sui dati dello studio GADOLIN che mostrano un significativo miglioramento della sopravvivenza libera da progressione con obinutuzumab rispetto al trattamento con sola bendamustine.

I risultati dello studio GADOLIN, sono stati oggetto della richiesta di commercializzazione sottomessa alle autorità sanitarie di tutto il mondo.

Recentemente, in Europa, il Comitato europeo per i medicinali per uso umano (CHMP) ha dato parere positivo per l’uso di obinutuzumab in combinazione con la chemioterapia bendamustine seguito da obinutuzumab in monoterapia per i pazienti con linfoma follicolare che non abbiano risposto, o che abbiano avuto una progressione di malattia, durante o fino a sei mesi dopo il trattamento con rituximab o un regime terapeutico con rituximab.

Obinutuzumab continua ad essere testato nell’ambito di un ampio programma clinico che comprende lo studio di fase III GOYA. Lo studio GOYA analizza il confronto tra obinutuzumab e rituximab più chemioterapia CHOP nel linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL) in prima linea. Ulteriori studi di combinazione su obinutuzumab con altri farmaci approvati o sperimentali, tra cui le immunoterapie e gli inibitori di piccole molecole, sono in programma o in corso in diverse forme di tumori del sangue.

Linfoma follicolare

Il linfoma follicolare, la forma più comune di linfoma non-Hodgkin indolente (a crescita lenta) pari a circa un caso ogni cinque di linfoma non-Hodgkin (NHL)[ii] ed è considerato incurabile e la recidiva è fattore comune. Si stima che, nel mondo, a più di 75.000 persone ogni anno venga diagnosticato il linfoma follicolare.[iii]

Roche in ematologia

Per più di 20 anni Roche ha sviluppato farmaci che hanno ridefinito il trattamento nell’ematologia.

Oggi, con ingenti investimenti, Roche vuole portare trattamenti innovativi alle persone colpite da malattie del sangue.

In aggiunta ai farmaci già approvati: rituximab; obinutuzumab e venetoclax (in collaborazione con AbbVie), la pipeline Roche include farmaci sperimentali come atezolizumab; un anticorpo coniugato anti-CD79b (polatuzumab vedotin/RG7596) e una small molecule antagonista dell’MDM2 (idasanutlin/RG7388).

L’impegno di Roche per lo sviluppo di nuove molecole in ematologia si arricchisce con la sperimentazione di emicizumab (ACE910), trattamento per l’emofilia A,.