Neoplasie ematologiche: come si presentano per la prima volta? Si accumulano cellule linfoidi o mieloidi immature di tipo neoplastico, cioè tumorale, nel midollo osseo e nel sangue periferico; esse possono invadere i tessuti e può associarsi l’insufficienza midollare. Tali tumori del sangue rappresentano circa il 10% di tutti i tumori, in Italia abbiamo più di 35.000 nuovi casi ogni anno.

Che cosa è in nostro potere fare per arginare il fenomeno? La personalizzazione della terapia è uno strumento. I bersagli che ci compaiono di fronte sono tanti e si presentano contemporaneamente. Nuovi farmaci a bersaglio molecolare (targeted therapy) sono a disposizione di chi è colpito dall’inizio del ventunesimo secolo e, di conseguenza, diventa sempre più facile sopravvivere a una neoplasia ematologica: nel corso del 2016 si è avuto un calo compreso tra il 12% e il 14%.

Terapie sempre più mirate sono risparmiatrici di chemioterapia.

Neoplasie ematologiche: la condizione del paziente

Esperti del settore, in Roma, il 12 maggio hanno descritto la condizione del paziente con neoplasie ematologiche e le nuove prospettive di cura e di vita. Il professor Mario Boccadoro, direttore della divisione universitària di Ematologia, Aou città della salute e della scienza di Torino, ha illustrato anche “schemi terapeutici vincenti, come le terapie di combinazione, che rappresentano un punto di forza nel trattamento dei pazienti con neoplasie ematologiche”. Con le “combo therapy” si combinano varii agenti chemioterapici, che garantiscono un’efficacia maggiore con una tossicità molto bassa. La combo therapy è risultata benefica soprattutto nel trattamento di linfomi, leucemie linfatiche e mieloma multiplo. Il punto di vista delle persone direttamente coinvolte è di importanza strategica nel valutare la qualità percepita delle cure e la sua appropriatezza – afferma il Prof. Boccadoro – e può essere differente da quella degli esperti. Ci vogliono i P statistici, le curve di sopravvivenza ma anche il parere di chi le cure le riceve e le somministra”.

Neoplasie ematologiche: ritornare alla vita

L’obiettivo è ritornare alla vita. Per farlo, è necessario sottoporre il paziente a un’attenta diagnosi. Fabio Efficace, responsabile dell’unità Qualità della vita della fondazione Gimema in Roma, illustra il rapporto medico-paziente in tali frangenti. Particolare attenzione è data nel distinguere tra sintomo e correlazione del sintomo con la terapia secondo quanto riferito dal soggetto.

Un paziente che ha avuto un’esperienza negativa con un tipo di farmaco, mostra spesso titubanza nel riprendere lo stesso trattamento, ma può anche avere paura ad abbandonare il trattamento. Illustrare le motivazioni di una modifica di trattamento, qualora necessario, è molto utile. È importante lasciare al paziente modo e tempo per proporre i suoi quesiti. La percezione del medico è comunque limitata a quanto il paziente riferisce o a quanto possibile evidenziare nell’esame obiettivo. I sintomi del paziente tendono ad essere generalmente sottostimati dal medico, anche in rapporto alle ridotte capacità di intervento, e alla consapevolezza medica di mantenere una certa semplicità nella terapia medica prescritta (pochi farmaci e poche restrizioni dietetiche) che dovrebbe “adattarsi allo stile di vita del paziente per ottimizzare la compliance”.